Stop all’agrobusiness! Un cambiamento della politica agricola è necessario

Comunicato stampa di BirdLife Svizzera, Greenpeace, Pro Natura e WWF Svizzera del 2 agosto 2020

Sovraccarico di fertilizzanti, pesticidi pericolosi, diminuzione della biodiversità: l'agricoltura intensiva esaurisce i suoli e le acque della Svizzera. Tutto ciò non è sostenibile. Le associazioni ambientaliste BirdLife Svizzera, WWF Svizzera, Pro Natura e Greenpeace lanciano oggi la loro campagna “Stop all’agrobusiness” e un appello pubblico a tutti gli attori del settore. L’obiettivo? Una politica agricola volta verso il futuro. Nei prossimi mesi il Parlamento dibatterà su questo tema. Le nuove disposizioni devono colmare le enormi lacune ambientali e così assicurare la sicurezza alimentare delle generazioni future.

«Il Parlamento ha ormai la possibilità di mettere le preoccupazioni ambientali in primo piano nelle sue deliberazioni sulla futura politica agricola (PA 22+)», dichiara Eva Wyss, capo progetto Agricoltura presso il WWF Svizzera. E aggiunge: «ora i responsabili politici possono concentrarsi su ciò che conta veramente: la protezione della natura e, di conseguenza, la nostra sicurezza alimentare».
L'influente lobby agricola afferma di difendere le famiglie degli agricoltori svizzeri, mentre in realtà sostiene gli interessi dell’agrobusiness. In effetti, i produttori di pesticidi, gli importatori di foraggi per animali e gli altri attori del settore sono i principali beneficiari dei miliardi di sovvenzioni pagati all’agricoltura.

La lobby difende un’agricoltura volta a una produzione ad alta resa, che nuoce agli uccelli come agli insetti e che contamina le nostre acque con dei pesticidi. «Gli organismi viventi non soffrono solamente per i veleni prodotti dall’agricoltura, ma anche per la riduzione degli habitat», spiega François Turrian, direttore romando di BirdLife Svizzera.

Inoltre, il sovraccarico di fertilizzanti delle nostre terre e la densità troppo elevata di bestiame per unità di superficie inquinano i nostri suoli, i nostri laghi e i nostri boschi con il letame e i liquami che ne derivano. Alexandra Gavilano, capo progetto Agricoltura e Clima presso Greenpeace aggiunge: «poiché la Svizzera non è in grado di nutrire i numerosi animali con le proprie risorse, dipende dalle sue importazioni di foraggio. L’agricoltura non adatta al sito – ciò include gli allevamenti intensivi e le monoculture per la produzione di foraggi per questi animali – distrugge importanti ecosistemi nel nostro Paese e all’estero.» Finora gli attori dell’agrobusiness hanno costantemente impedito un cambio di direzione verso un’agricoltura sostenibile, ovvero ecologica. Migliaia di agricoltrici e agricoltori innovative/i confermano già oggi che produzione ed ecologia possono convivere armoniosamente.

«Oggi gli incentivi sono totalmente sulla via sbagliata», dichiara Marcel Liner, capo progetto Politica agricola presso Pro Natura: «È inaccettabile che i pagamenti diretti mantengano in vita un’agricoltura che non risponde agli obiettivi ambientali fissati, che mette in pericolo la nostra salute e la biodiversità.»

Sul sito Internet della campagna www.stop-agrobusiness.ch (in francese e tedesco) si trova un appello a favore di un’agricoltura sostenibile, al quale hanno già aderito numerosi agricoltori e rappresentanti degli ambienti culturali, sportivi e politici. Marcel Liner sottolinea l’urgenza: «Chiamiamo la popolazione a dare l’esempio e a firmare ora l’appello. Dobbiamo preservare le nostre risorse naturali.»
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